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Piccoli Serial Killer

Immagine del redattore: Elia CristofoliElia Cristofoli

Serial Killer crescono

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Vostro/a figlio/a è un serial killer? Scopriamolo insieme...


Dunque, secondo il Crime Classification Manual, A Standard System for Investigating and Classifying Violent Crimes, di John Douglas, Robert Ressler e altri tizi dell’FBI e di altre agenzie governative americane, sono tre i campanelli d’allarme che potrebbero indicare se un bambino sia più o meno propenso alla violenza, e quindi a trasformarsi, una volta adulto, in un potenziale assassino.



Crime Classification Manual, A Standard System for Investigating and Classifying Violent Crimes, di John Douglas, Robert Ressler

Primo allarme: la piromania. Inutile dire che tutti i bambini, in misura più o meno variabile, sono attratti dal fuoco. Ciò non significa che tutti i bambini siano potenziali assassini. Tuttavia, se il vostro pargoletto cerca di incendiare la vostra auto, o di darvi fuoco mentre dormite, fossi in voi mi preoccuperei…



Il secondo allarme è la violenza sugli animali. Anche questa terribile tendenza è piuttosto frequente nei bambini. È un istinto primordiale sopraffare i più deboli, e i bambini lo manifestano molestando cani, gatti, insetti, eccetera. Ma un conto è tirare il gatto per la coda, ben altro è strangolarlo e aprirlo per vedere com’è fatto dentro. Insomma, stateci attenti.



Il terzo ed ultimo campanello d’allarme è l’enuresi prolungata. Immagino che molti di voi stiano pensando «enuresi cosa»? L’enuresi è il termine medico che indica “fare la pipì a letto”. Anche questa cosa è del tutto normale in un bambino. Ma se la cosa persiste sino alla pre-adolescenza, allora significa che, oltre alla vescica, c’è qualcos’altro che gli esplode dentro ogni notte…



Ripeto, sono tutti fenomeni più o meno frequenti, e presi uno alla volta non significano granché. Ma se i segnali sono due i contemporanea, o peggio, tutti e tre insieme, allora state quasi certi che la violenza farà parte del suo futuro. Questo non significa che si trasformerà in Stevanin 2 La Vendetta, ma si tratta comunque di segnali inerenti alla propensione violenta, perciò potrebbe – notate come calco sul condizionale – diventare un bullo, un ultras dell’Hellas, o che ne so, un sicario della mala…


Se volete approfondire l’argomento, vi suggerisco l’appena citato Crime Classification Manual, A Standard System for Investigating and Classifying Violent Crimes, di John Douglas, Robert Ressler, e altri tizi dell’FBI e di altre agenzie governative americane. Lo trovate un po’ dappertutto, ma fate prima su Amazon. Attenzione, non è una lettura facile, ma molto tecnica e spesso complicata. Inoltre, si tratta di un manuale del 1992, quindi piuttosto datato, scevro dagli aggiornamenti degli ultimi trent’anni. Ma senza dubbio, rappresenta un grande traguardo della criminologia forense. Prima di esso, i serial killer venivano sbattuti in galera o fatti friggere sulla sedia elettrica, e nessuno riteneva utile capire cosa li spingesse a commettere atti così efferati, e di conseguenza, era difficile tracciarne dei profili utili per acciuffarne altri.



Se non avete voglia di leggerlo, lo capisco, ma potete sempre guardarvi la serie tv che parla proprio degli sbirri che concepirono il suddetto manuale, anche se i nomi sono stati cambiati. La serie di intitola «Mindhunter» e la trovate solo su Netflix, purtroppo, perché è una produzione propria. Comunque sia, a contrario di molte schifezze della piattaforma, «Mindhunter» è una serie davvero ben realizzata, con tanto di interviste ai peggiori serial killer americani, ricostruite fedelmente dagli archivi dell’FBI, Charles Manson incluso.

Ma anche «Criminal Minds» è ispirata alle scoperte di Douglas e soci, e così  «Il Silenzio degli Innocenti», fino a «Red Dragon» e la serie di «Hannibal». Il personaggio di Jack Crawford è liberamente ispirato all’agente dell’FBI John Douglas.

Curiosità: John Douglas, oggi ottantenne, si è battuto fortemente in difesa di Amanda Knox durante il celebre caso Meredith Kercher, sostenendo l’innocenza della ragazza e dimostrandola con prove indiziarie, ma che hanno avuto un certo peso nella sua assoluzione. Ci ha scritto pure un libro, ma non so se sia tradotto, non l’ho mai letto e non c’ho più nemmeno voglia di farlo, ma se qualcuno di voi ne ha, ebbene il titolo è «The Forgotten Killer», giusto per essere chiari…


Sui serial-stramaledetti-killer ne avrei di cose da dire, dato che ho letto così tanti libri e visto così tanti film a riguardo che ormai non ne posso nemmeno più, ma sta scadendo il tempo da me medesimo imposto. Tuttavia, un’ultima cosa la posso dire. Questo che ho disegnato, l’avrete riconosciuto, è Leatherface, «faccia di cuoio», il sanguinario ritardato dei film «The Texas Chainsaw Massacre», «il massacro con la motosega nel Texas» sarebbe la traduzione, ma noi italiani l’abbiamo rivisitato in «Non Aprite Quella Porta», che per carità, ci sta, però…


Leatherface


Vabbè, comunque, per chi non lo sapesse, questo personaggio è liberamente ispirato a un serial-killer realmente esistito, uno con tutti i traumi e i campanelli d’allarme possibili e immaginabili, Edward Theodore Gein, per gli amici Ed Gein, il quale soleva intrattenersi in discutibili passatempi con cadaveri trafugati dai cimiteri, bere dai loro teschi e indossare, letteralmente, le loro facce. Ma Leatherface non è l’unico serial killer del cinema liberamente ispirato da Ed Gein. Oltre al già citato «Il Silenzio degli Innocenti», dove l’assassino seriale detto “Buffalo Bill” si costruiva un bozzolo di pelli umane per trasformarsi in falena, non si può non citare il mitologico Norman Bates di Psyco, del 1960, diretto dal magistrale Alfred Hitchcock e interpretato da un inquietante Anthony Perkins. C’è anche la serie prequel, «Bates Motel», 5 stagioni, così così, ma vale la pena per Vera Farmiga nella parte della madre, viva…



Ossequi, potenziali serial killer che non siete altro. E mi raccomando, leggete i miei libri. Oppure no, a vostro rischio e pericolo…


Elia





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