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Esistono gli Zombie?

Immagine del redattore: Elia CristofoliElia Cristofoli

Gli zombie esistono?


NB – Questo articolo è tratto da un video, decidi tu se leggerlo, o guardarlo (di seguito):


Gli zombi esistono?


, esistono! Ma prima di darmi del pazzo, seguitemi, pigiate Mi Piace e aprite bene le orecchie, perché le cose che sto per raccontare vi manderanno fuori di testa. A meno che non le conosciate già. In tal caso alzate pure le spalle, ma fate comunque quella cosa del segui e del mi piace, grazie.


Dunque, partiamo dal principio. Zonbi, con la enne al posto della emme, che in italiano sarebbe un errore imperdonabile, è un termine originario di Haiti. Lo zonbi haitiano è una mezza-verità che fa parte della tradizione vudù, un culto sincretico, come vengono definite le fusioni tra cristianesimo e le antiche tradizioni africane.

In pratica, alcuni sacerdoti haitiani, i cosiddetti bokor, attraverso rituali di magia nera, sarebbero in grado di imprigionare parte dell’anima del malcapitato in un’ampolla, nonché di farlo tornare in vita dopo la morte, in uno stato di trance, esercitando così un potente ascendete su di lui.



La mezza verità sta nel fatto che, a quanto pare, questi bokor facevano (o fanno ancora, chissà) ammalare la vittima con intrugli a base di tetradotossina, la neurotossina che si trova nei pesci palla, in alcuni polpi e in altri animali dai quali sarebbe saggio tenersi a debita distanza. Se usato sapientemente, questo potente veleno è in grado di rallentare il respiro sino a simulare la morte. Probabilmente, sarebbe impossibile coi mezzi di oggi, ma immaginatevi un secolo fa, con la scienza che era ancora un’opinione, tanto più in un luogo sperduto come Haiti. Voglio dire, ti seppellivano lo zio e il giorno dopo lo stregone te lo faceva resuscitare. Boom! A quel punto, tuo zio sarebbe così riconoscente allo stregone per averlo strappato dalla morte, da fare di tutto per lui, anche a lavorare nei suoi campi, a gratis s’intende… 

Non fatevi strane idee, potenziali serial killer che non siete altro! La tetradotossina è letale, e si trova facilmente con un test tossicologico.


Ma se volete approfondire questo concetto di zombi, vi suggerisco «L’isola degli zombies», del 1932, col solito Bela Lugosi, e «Ho camminato con uno zombi», del 1943. Ma il miglior film che tratta quest’argomento da un punto di vista para-scientifico è senza dubbio «Il serpente e l’arcobaleno», del 1988, del geniale Wes Craven, già padre di Freddy Krueger della serie Nightmare, nonché regista de Le colline hanno gli occhi, di Scream e di un milione di altri mega filmoni. Il protagonista è il mitologico Bill Pullman, quello di «Balle Spaziali», di «Indipendence Day» e di «Strade Perdute», per intenderci. Ma «Il serpente e l’arcobaleno» non c’entra niente con i film appena citati. Anzi, è un trip di quelli estremi, una micro-punta scaduta che ti prende male dall’inizio alla fine, ti scaraventa nel turbine di oscuri rituali, e scena dopo scena ti immedesimi così tanto nel personaggio, e soffri così tanto con lui, che a una certa ti sembra di trasformarti anche te in uno zombie, o meglio, in uno zonbi. Wes Craven è sempre stato un genio della cinematografia della suspense, e mi manca un sacco. RIP bro!



Tutto questo per dire che gli zombi non sono un’invenzione del cinema o della letteratura dell’orrore, semmai una reinterpretazione di una realtà mai del tutto svelata, tenuta nascosta, ai margini delle cosiddette “società evolute”, un po’ per pregiudizio, un po’ per discriminazione. In una parola, ignoranza. E come ben sapete, quando non conosciamo qualcosa, tendiamo ad averne paura. Così ci ricamiamo su le storie più fantasiose.

Ma attenzione, questo non è necessariamente un male. Perché è proprio grazie a questo tipo di ignoranza che oggi possiamo godere dei tipici morti viventi dell’immaginario horror. Pensateci su!


In coda, vi suggerisco un po’ di roba a tema.

Ovviamente, il classico dei classici, ossia «La Notte dei Morti Viventi», di Sua Maestà George Romero, il padre, per così dire, dei morti viventi. Pensate che uscì nel 1968 e c’erano già tutti gli ingredienti degli zombi che conosciamo oggi, cioè cadaveri in stadio avanzato di decomposizione che tornano in vita e deambulano per le strade affamati della carne dei vivi, i quale, se vengono morsi, diventano a loro volta zombi. Ah già, e bisogna sparargli in testa per farli secchi, e preferibilmente bruciarli.



Ma il film zombesco che mi sconvolse di più, anche perché avevo tipo otto anni quando lo vidi, fu «Il ritorno dei morti viventi», di Dan O’Bannon, sceneggiatore di «Alien», «Atto di Forza» e «Space Vampires», quindi non propriamente nessuno. Qui gli zombie parlavano. «Cervello» gemevano inseguendo la gente. E poi mi rimase impresso la risposta di uno zombie catturato quando gli chiesero perché volesse mangiare cervello: «perché… fa male… essere morti», rispose. Lo so, non ha senso, e non sono nemmeno certo che fosse andata così, non l’ho mai più visto da allora e potrei non ricordare benissimo…


Come libro, suggerisco «Io sono leggenda», di Richard Matheson, del 1954, dove il termine zombie non viene assolutamente usato, anche perché si tratta più che altro di vampiri, o meglio, un mix tra le due specie. Fatto sta che, senza questo libro, Romero non avrebbe mai girato la sua Alba. Quindi leggetevelo, perché fa cagare sotto.


Come videogame, suggerisco «Dead Island», primo o secondo, fa lo stesso, sono praticamente uguali. Gameplay spassoso e splatteroso al punto giusto. Se invece volete scompisciarvi dalle risate, allora Dead Rising è ciò che fa per voi, un capitolo a caso, sono tutti divertenti, soprattutto per la creatività delle armi, mega-dildi inclusi. E poi vabbè, il meraviglioso «Days Gone», che se non si muovono a sfornare il 2 mi arrabbio, e il sempreverde «The Last Of Us», che ormai mi escono dalle orecchie da tante volte che li ho finiti, sia l’uno che il due. Questi sono zombie che fanno stra-paura, perché… in improbabili ma non impossibili condizioni, potrebbero davvero esistere…


E chiudo col più cruento fumetto di tutti i tempi, troppo esagerato anche per i miei gusti. Si tratta di «Crossed». In questa serie, un’epidemia di robaccia spinge gli infetti, detti “crociati” (crossed), a sfogare i loro istinti più violenti. Roba da vomito, giuro, da farsi il segno della croce anche se siete atei. Ma non è per quello che si chiamano crociati, bensì per via dell’eruzione cutanea che si forma sulle facce degli infetti, a forma di croce appunto. Se avete il coraggio, accomodatevi, ma non dite che non vi avevo avvertito.

«Io posso solo indicarvi la soglia, siete voi ad attraversarla.»

E con questa citazione, vi lascio alle vostre vite.

Ossequi (risata malefica),

buio...


Elia





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