Il primo sito non si scorda mai. Io vorrei tanto averlo scordato. Era tutto nero, col logo in alto e grosso quanto la scritta di Hollywood, tipo «HEY, GUARDAMI, SONO QUASSÙ!». Potessi tornare indietro nel tempo, andrei da quel me medesimo poco più che ventenne, mi prenderei per un orecchio e mi direi: «stammi bene a sentire, metallaro di sta cippa, non mi interessa se te ne vai in giro coi capelli fino al culo e ti compri i vestiti da OBI, ma se non rimpicciolisci subito quel logo e dai una schiarita al sito, ti prendo talmente tanto a sberle che quando avrai finito di ruotare su te stesso avrai la mia età!», così mi direi.
Ma erano altri tempi, i siti erano tutti assurdi, e disegnati da psicopatici, e si muoveva tutto, e non sapevi mai dove cavolo dovevi cliccare, e a volte avevi anche paura che succedesse qualcosa di ancora più brutto di quello che già stavi guardando. Per non parlare di internet, che era ancora una specie di camion blindato senza ruote e trainato da lumache zoppe fatte di valium. Se ti capitava di caricare un jpg da 100 kappa, per intenderci, facevi in tempo a uscire di casa, prendere l'autobus per il centro, andare alla Ricordi, comprare due dischi, tornare a casa e pure ascoltarteli. Errore di caricamento, mavaff!
Oggi invece è tutto più veloce, più facile, più pulito. E la domanda nasce spontanea: ma ci voleva tanto? Sì, a quanto pare sì, ci voleva tanto. Tuttavia, è grazie anche a quel tanto che c'è voluto, se anch'io, oggi, posso presentarvi il mio nuovo sito web personale, solingo.it. Stesso nome, persona diversa, più grande. Grazie.