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Остров
Elia Cristofoli
(L'isola)
OSTROV
L'isola dei cannibali... o peggio ancora.
ОСТРОВ si legge "ostrov" e vuol dire "l'isola".
L'isola in questione è quella di Nazino e questo è il mio personale omaggio alla tragedia che vi si consumò quasi un secolo fa. Ne venni a conoscenza grazie al saggio dello storico francese Nicolas Werth, "L'isola dei cannibali" (2006).
ОСТРОВ è un romanzo fanta-horror, storto come la falce sovietica e duro come il martello che la impugna (Cit.), i personaggi sono inventati, ma le loro storie sono vagamente ispirate alle testimonianze rese note da Werth.
Perché l'immaginazione è molto più digeribile della verità, e starà al lettore decidere se approfondire, o se chiudere un occhio...
Dettagli
Titolo: ОСТРОВ
Autore: Elia Cristofoli
Pagine: 154
Anno: 2018
Casa Editrice: Eretica Edizioni
EAN: 9788833440514
Prezzo di copertina: € 15
Durante il bolscevismo, i lager siberiani dell’ex-impero zarista vennero convertiti alla causa sovietica. Vent’anni più tardi, in pieno stalinismo, durante le massicce purghe politiche, in una piccola isola sul fiume Ob’, nella Siberia occidentale, si consumò la più terrificante tragedia umana dopo la prima e la seconda guerra mondiale.
Fra gli esperimenti sociali messi in atto dal sistema comunista dell'URSS, vi fu il programma di insediamento coatto delle vaste terre siberiane. Quasi tre milioni di persone furono deportate in quelle lande desolate, gelide e ostili. Nel giro di due anni, si prevedevano popolamenti sicuri e radicalizzati. Per l’economia russa avrebbe significato forza lavoro e materie prime.
Una delle località protagoniste di questo esperimento fu una piccola isola di fronte al paese di Nazino, situata in una striscia di terra lunga 3 chilometri e larga 600 metri.
Fra i deportati, gran parte composti da kulak (dispregiativo usato dai sovietici per definire i possidenti terrieri a cui erano state confiscate le terre per ridistribuirle al popolo), con tanto di famiglie a presso, non mancavano le bande di criminali liberati per sfollare l’esubero crescente nelle carceri cittadine.
Gli ufficiali amministratori della kommendatury di Narym si aspettavano non più di 1500 famiglie di kulak, e non certo criminali. Ne giunsero oltre 5000. Nel giro di pochi giorni, a causa di vettovaglie insufficienti, delle condizioni climatiche proibitive e degli abusi di ogni tipo, si scatenò un clima di anarchia e di violenza senza precedenti. Il controllo sfuggì di mano agli amministratori del campo, i quali non potevano che assistere inermi al massacro che si stava consumando sotto i loro occhi.
La storia di Nazino venne alla luce dopo ottant’anni di silenzio, negli anni Novanta, quando gli archivi sovietici vennero finalmente resi pubblici. Ostrov ljudoedov la battezzarono, l’isola dei cannibali.