uranodì
Un giorno di troppo
C'è qualcuno nel sottoscala
di Elia Cristofoli (2013)
– Mamma c'è qualcuno nel sottoscala!
– Ma no, Mattia, ti dico che non c'è nessuno là dentro, solo scatoloni. – rispondeva la mamma ogni volta.
Eppure Mattia sapeva che c'era qualcuno nel sottoscala, anche se non lo aveva mai visto per davvero. Più che altro se lo sentiva. Sentiva che ogni volta che ci passava vicino, qualcuno, al di là delle tende a striscioline rosse, lo stava spiando. Perché il sottoscala non aveva una porta, ma solo quelle tende a striscioline rosse. E puntualmente, quando andava in bagno, che era proprio lì di fianco, Mattia si chiudeva dentro a chiave, come facevano i grandi, anche se la mamma non voleva, perché era troppo piccolo per chiudersi dentro a chiave. Ma lui sentiva che l'uomo del sottoscala gli alitava addosso ogni volta che passava lì vicino, tanto che gli sembrava che le striscioline rosse delle tende ondeggiassero. E quando doveva uscire, poi, doveva ogni volta aprire di scatto la porta e schizzare via fino in cucina senza mai voltarsi. Perché temeva che quello nel sottoscala gli tendesse un agguato, che stesse aspettando il momento giusto per agguantarlo e trascinarlo con lui laggiù, nel sottoscala.
Mattia lo sapeva che c'era qualcuno in quell'oscuro ripostiglio sotto la scala. Ne era assolutamente certo! Il problema è che gli mancavano le prove e aveva troppa paura per procurarsele. Tuttavia, la mamma era andata più volte a pattugliare in quell'androne, per tranquillizzare il figlioletto, per dimostrargli che là sotto, sotto la scala, non c'era nessuno:
– Contento? – gli diceva, – non c'è nessuno, solo scatoloni!
– Ma mamma, prima c'era, te lo giuro! – insisteva Mattia.
Mattia aveva otto anni, piuttosto grandicello per aver ancora paura del ripostiglio, pensava la mamma. Ma da quando il papà non c'era più, aveva iniziato con quella storia del sottoscala, dove secondo lui c'era qualcuno nascosto che lo guardava e lo spiava.
Il papà aveva lasciato la mamma qualche mese fa, perché continuavano a litigare e non andavano più d'accordo come una volta. In realtà, la lasciò per un'altra, e la mamma lo sapeva! Si erano sposati più che altro perché lei era rimasta incinta di Mattia, non per vero amore, anche se in fin dei conti, lei lo amava sul serio. Tuttavia, negli ultimi anni i litigi si erano intensificati sensibilmente e Mattia sentiva sempre tutto. Perché i bambini sono piccoli, ma non sono mica stupidi. A volte ascoltava i suoi genitori mentre litigavano da sopra le scale, appollaiato dietro al corrimano. Altre volte si imboscava dietro una porta a origliare, come 007. Un'altra volta, per sentire meglio e per evitare che mamma e papà lo scovassero, si infilò nel sottoscala. Capitò solo una volta. Quella volta! In quell’istante, mentre papà gridava a mamma che era paranoica e che non c'era nessun'altra, Mattia avvertì un soffio provenire da dietro le sue spalle e ad alitargli sul collo. Lì per lì lo credeva un innocuo spiffero. Poi quello spiffero si fece più insistente, ma stavolta era diverso, sembrava più che altro un sussurro, come una specie di voce ventosa, a raso del suo orecchio, che lo chiamava sibilando:
– Maaattiiiiaaahhh…
Mattia si irrigidì senza fiatare, le orecchie tese ad ascoltare il silenzio gelido di quel lungo ripostiglio nero. Ora gli sembrò di non sentire più nulla. Allora ruotò gli occhi senza mai spostare la testa, perché voleva guardare, ma aveva troppa paura di vedere. Laggiù in fondo, dove le scale sopra di lui scendevano sino ad inserirsi nel pavimento, dove la penombra si faceva buio assoluto, fra le scatole di scarpe e le ragnatele, con la coda dell'occhio Mattia percepì qualcosa di oscuro e di languido che si muoveva, lentamente, verso di lui… Mattia scattò fuori di corsa urlando in preda al panico fino in cucina, dove mamma e papà se ne stavano dicendo di tutti i colori:
– Mamma, papà, aiuto aiuto, c'è qualcuno nel sottoscala! – singhiozzò aggrappato alle gambe di papà.
I genitori si guardarono l'un l'altro con una certa apprensione, convinti che Mattia piangesse perché li aveva sentiti litigare. Quella stessa sera, mamma e papà decisero a unanimità che non si poteva più andare avanti così e, per il bene del bambino, si lasciarono. Da quella volta Mattia non vide mai più suo padre. E non entrò mai più nel sottoscala.
Ma un giorno, il piccolo Mattia decise di averne abbastanza del tizio che viveva nel sottoscala. Nel suo sottoscala! Non ne poteva più di vivere nella paura ogni volta che gli scappava la pipì, e di correre dentro e fuori dal bagno in quella maniera. Perché quello era il suo di bagno! E lui voleva poterci andare tranquillamente, come aveva sempre fatto prima che quel tizio si trasferisse nel suo sottoscala! Chiunque fosse doveva tornarsene a casa sua! E se non aveva una casa sua, allora avrebbe dovuto comprarsene una! Perché quella era la sua casa! Sua e della sua mamma, e di nessun altro! A parte di papà, quando tornerà dal suo viaggio in America.
Così, Mattia, bambino ma non stupido, escogitò un piano per scacciare via una volta per tutte quello che abitava nel sottoscala. Radunò i suoi amici preferiti, il Denis e il Giamma, e gli disse che c'era uno nel sottoscala che voleva rapirlo per farci chissà quali esperimenti, e che dovevano aiutarlo a mandarlo via. Ma sia il Denis che il Giamma dimostrarono da subito una certa riluttanza, perché la storia di Mattia metteva a entrambi una certa paura:
– E se poi ci prende tutti? – obiettò giustamente il Denis.
– Ma non succederà! Noi siamo tre, e lui è uno solo! – disse Mattia cercando di convincerli.
– E se è l'uomo nero? – replicò perplesso il Giamma.
– Non è l'uomo nero! – rispose con convinzione Mattia, – È solo uno che vive nel mio sottoscala! – concluse.
– E come fai a saperlo? – insisteva il Giamma.
– Perché l'uomo nero vive nell'armadio, mica nel sottoscala.
Effettivamente, dovette constatare il Giamma, Mattia aveva ragione: l'uomo nero abitava nell'armadio, mica nel sottoscala. Che razza di uomo nero sarebbe se abitasse nel sottoscala? Quindi, visto che non si trattava dell'uomo nero, i tre si fecero subito più coraggio. Anche perché, in fin dei conti, non c'era essere più cattivo e spaventoso dell'uomo nero. Quello, i bambini, se li mangiava! E improvvisamente, il tizio del sottoscala divenne molto meno pericoloso, quasi inoffensivo. Ma bisognava comunque mandarlo via, perché Mattia doveva andare in bagno camminando, mica correndo.
I tre amici passarono l’intero pomeriggio nel garage di Denis a costruire le armi con cui sconfiggere l'uomo del sottoscala. Il garage di Denis era pieno di cianfrusaglie di ogni tipo, perché suo nonno era uno che non buttava mai via niente, perché, diceva, prima o poi tutto sarebbe tornato buono per qualcosa. Sante parole! Denis attaccò una vecchia sveglia alla forcella di una bici e costruì una calamita interstellare, in grado di attirare verso di sé interi pianeti. Mattia invece, prese il tubo di una aspirapolvere che non funzionava più e col nastro adesivo ci agganciò il manico di una pistola ad acqua, con tanto di grilletto, perché sennò mica sparava. Ed ecco che il suo fucile ultrasonico era pronto al devasto! Il Giamma si attaccò a un braccio il telecomando di un vecchio televisore impolverato, ci allacciò uno spago bianco e legò l'altra estremità ad uno stivale sgualcito, e la sua trappola elettromagnetica fu bella che pronta! Niente di meglio di una trappola elettromagnetica, diceva il Giamma, per imprigionare quelli che vivevano nei sottoscala. Mattia e il Denis si dovettero complimentare con lui, perché il Giamma era un grande!
Il piano era il seguente. Il Giamma avrebbe posizionato la sua trappola elettromagnetica a un paio di metri dal sottoscala di Mattia, tenendosi a debita distanza e con la mano pronta sul telecomando. Denis avrebbe acceso la sua calamita interstellare, si sarebbe avvicinato un po' alle tende a striscioline rosse del sottoscala, e avrebbe risucchiato fuori il tizio che ci viveva dentro. A quel punto, Mattia gli avrebbe sparato cinquantamila colpi di raggi gamma col suo fucile ultrasonico, e dopo averlo tramortito, il Giamma avrebbe attivato la sua trappola elettromagnetica, che avrebbe risucchiato l’uomo del sottoscala nello stivale, intrappolandolo per sempre nel posto che non c’è. Un gioco da ragazzi!
Ma prima di tutto questo, i tre amici dovevano trasformarsi nei loro alter ego. Mica potevano affrontare l'uomo del sottoscala in abiti civili e pensare di sconfiggerlo! Allora, unirono le loro armi ed ecco che un fascio di luce cosmica lì trasformò nei Super Amici Interspaziali. Ora sì che erano pronti!
– Uomo del sottoscala… – disse Mattia caricando un colpo in canna, – È giunta la tua ora!
Il piano era il seguente. Il Giamma avrebbe posizionato la sua trappola elettromagnetica a un paio di metri dal sottoscala di Mattia, tenendosi a debita distanza e con la mano pronta sul telecomando. Denis avrebbe acceso la sua calamita interstellare, si sarebbe avvicinato un po' alle tende a striscioline rosse del sottoscala, e avrebbe risucchiato fuori il tizio che ci viveva dentro. A quel punto, Mattia gli avrebbe sparato cinquantamila colpi di raggi gamma col suo fucile ultrasonico, e dopo averlo tramortito, il Giamma avrebbe attivato la sua trappola elettromagnetica, che avrebbe risucchiato l’uomo del sottoscala nello stivale, intrappolandolo per sempre nel posto che non c’è. Un gioco da ragazzi!
Ma prima di tutto questo, i tre amici dovevano trasformarsi nei loro alter ego. Mica potevano affrontare l'uomo del sottoscala in abiti civili e pensare di sconfiggerlo! Allora, unirono le loro armi ed ecco che un fascio di luce cosmica lì trasformò nei Super Amici Interspaziali. Ora sì che erano pronti!
– Uomo del sottoscala… – disse Mattia caricando un colpo in canna, – È giunta la tua ora!
Ormai erano le sei del pomeriggio e si era fatto buio. Dovevano fare in fretta, perché da lì a poco ognuno sarebbe dovuto andare a casa a mangiare. La mamma di Mattia era fuori in corte che parlava di cose da grandi con i nonni di Denis. Via libera, dunque, la casa era sgombera! I tre Super Amici Interspaziali entrarono in casa di Mattia correndo come i poliziotti nei film che piacevano a tutti i loro papà. Il Denis e il Giamma si posizionarono in un angolo a fianco della lavatrice, fra il bagno e la porta della cucina. Mattia corse sulle scale e si posizionò a metà, sporgendo attraverso le inferiate per puntare il suo fucile ultrasonico dritto dritto sotto di lui, proprio dove c’era il sottoscala. Guardò i suoi compagni, deciso ad andare fino in fondo e gli fece degli strani cenni con le dita, che non volevano dire niente, ma lo facevano sentire figo. Il Giamma aveva comunque capito e lanciò la sua trappola elettromagnetica verso il sottoscala. Lo stivale sgualcito si bloccò a mezz’aria e lo spago si spezzò di netto, facendo cadere la trappola a pochi centimetri dalle tende del sottoscala… Silenzio… Furono attimi di panico! E adesso? Niente paura, il Giamma, coraggioso come un leone, si gettò a terra e iniziò a strisciare sul pavimento come un soldato nel fango, cercando di fare il meno rumore possibile. Mattia e il Denis lo osservavano col fiato sospeso, come se qualcosa di terribile stesse per accadere da un momento all'altro. Ma il Giamma, sempre strisciando, raggiunse lo stivale, ma nel momento in cui allungò la sua manina per afferrarlo, ecco che le striscioline rosse delle tende iniziarono a muoversi. Il Giamma si congelò, là sotto, sdraiato a terra, a pancia in giù, sul pavimento freddo… Poi, afferrò di scatto lo stivale e bisbigliò ad alta voce:
– Denis! Denis! Tirami indietro!
– Cosa? – gridò il Denis.
– Shhh! – gli impose Mattia, – Sei matto? Parla piano, sennò ci sente!
– Tirami indietro! – bisbigliò più forte il Giamma.
Ora il Denis aveva capito. Si affrettò, accucciato, a raggiungere l'amico in panne. Lo prese dalle gambe e lo trascinò verso di lui. In quel momento una folata di vento sfrigolò sulle striscioline rosse delle tende del sottoscala, facendole alzare tutte di colpo. I due amici si appiccicarono alla lavatrice per ripararsi. Mattia osservò la scena dall’alto, tirando un respiro di sollievo, erano salvi. Il Giamma riallacciò lo spago con ben due nodi stavolta, dopodiché fece cenno a Mattia che era tutto quanto a posto, e che era pronto a un nuovo tiro. Vai, gli fece cenno Mattia, e il Giamma lanciò di nuovo lo stivale, che cadde giusto al centro della stanza, un po' troppo a sinistra forse, ma andava bene lo stesso.
– Ora tocca a te! – ordinò il Mattia al Denis.
Ma il Denis aveva paura, quella folata di vento aveva dimostrato che il potere dell'uomo del sottoscala non era da sottovalutare. Forse era forte quanto l'uomo nero, forse addirittura più cattivo!
– Che cosa aspetti? – insisteva Mattia.
A quel punto, per non farselo ripetere una terza volta, il Denis si precipitò dall'altra parte della stanza, dietro all'attaccapanni, quasi sotto alla postazione di Mattia, a due passi dal sottoscala. Diede un’occhiata a Mattia per aspettare il segnale. Mattia puntò il fucile, occhio sul mirino e mano sul grilletto, per non trovarsi impreparato.
– ORA! – gridò Mattia.
Il Denis attivò la sua calamita interstellare e la puntò sul sottoscala. La calamita succhiava e risucchiava verso di sé, ma non succedeva niente. Allora Denis portò la potenza al massimo e schiacciò il pulsante della sveglia, perché di sì. La calamita interstellare ora emanava un risucchio talmente forte che le striscioline rosse delle tende si levarono verso di essa. Denis, vedendo che funzionava, prese ancora più coraggio e si avvicinò di un passo, senza esagerare. Le striscioline rosse ora si levarono tutte quante, sfiorando le punte della forcella, quasi volessero entrarci dentro, scoprendo così l'interno del sottoscala…
– Ci siamo! – esclamò Mattia.
Un terribile mugolio tuonò dal sottoscala.
– Uooooooaaaaahhhh…
La calamita aspirava a più non posso, tanto che adesso anche alcune scatole di scarpe iniziarono a rotolare verso il Denis. Ora quella voce tenebrosa si faceva più raccapricciante, sembrava il lamento di un antico mostro disturbato dal suo letargo.
– Uooooooaaaaahhhh…
L'uomo del sottoscala stava per uscire allo scoperto. Ecco i talloni dei suoi piedi, perché era di spalle. Ed ecco tutte e due le gambe, con cui lottava per restare nel sottoscala. Ma la calamita interstellare del Denis era troppo potente anche per un mostro come lui. Ora era fuori con tutta la sua schiena. Si aggrappava al muro con tutto se stesso, non voleva uscire, il bastardo! Mattia ce l'aveva sotto tiro, ma era ancora ricoperto dalle striscioline rosse della tenda, non poteva sparargli, perché l'avrebbero riparato dai colpi…
– Va indietro, Denis! – gli ordinò Mattia in quel vorticoso trambusto, – Portalo fuori dal sottoscala, sennò non funziona!
Denis fece un passo indietro, avendo cura di non inciampare, perché si sa come funziona in questi casi, si inciampa sempre. L'uomo del sottoscala era quasi del tutto aspirato fuori dal sottoscala, le dita erano ben agganciate alle pareti, ma urlava dalla fatica e si contorceva dal dolore…
– Uooooooaaaaahhhh…
Doveva essere molto doloroso per lui, perché lo stavano trascinando fuori dal suo habitat naturale, il sottoscala. Denis fece un ulteriore passo indietro, tirando verso di sé la calamita interstellare con tutta la forza che gli era rimasta. Ed ecco che, finalmente, l'uomo del sottoscala mollò la presa e venne risucchiato allo scoperto, mentre la calamita interstellare si spense di colpo, perché aveva esaurito l’energia fotonica. L’uomo del sottoscala precipitò nel bel mezzo della stanza. Sembrava spaesato, si guardava attorno terrorizzato. Era circondato dai tre Super Amici Interspaziali. Come faceva ora? Come avrebbe fatto a tornare nel sottoscala?
– Cosa aspetti? Spara! – gridò il Giamma.
Mattia ce l’aveva sotto tiro, ma voleva godersi quel momento. Vedeva la paura nell'uomo del sottoscala, e gli piaceva. Gli piaceva perché si stava vendicando di tutte quelle volte che gli aveva fatto prendere paura.
– Sparaaaaaa! – gridò nuovamente il Giamma.
A quel punto, Mattia premette il grilletto. L’uomo del sottoscala voltò la testa verso di lui…
– No… – mormorò.
Ma i raggi gamma lo investirono con violenza inaudita e l’uomo del sottoscala gridò straziato dal dolore.
– Nooooooooo…
Mattia gli sparò cinquantamila colpi! Nel frattempo, il Denis aveva cambiato la batteria alla calamita interstellare e adesso era di nuovo pronto. Avviò l’energia fotonica, puntò la calamita contro l’uomo del sottoscala, già agonizzante sotto i colpi di Mattia, e iniziò a trascinarlo più vicino alla trappola elettromagnetica del Giamma, che era in mezzo alla stanza, ma un po' più a sinistra. A quel punto il Giamma schiacciò il pulsante della sua trappola, e dallo stivale si sprigionò un fascio di luce verde che investì l'uomo del sottoscala, che non smetteva di urlare e di dimenarsi. Ma era inutile, la trappola era potentissima e in un attimo risucchiò l’uomo del sottoscala,.inglobandolo nella prigione cosmica all’interno dello stivale sgualcito, che si spense fumando…
I tre Super Amici Interspaziali erano ora sul ciglio del torrente, nei pressi della corte. Schiacciarono ad unisono il pulsante sulla loro tuta che faceva in modo che i loro costumi scomparissero nelle suole delle loro scarpe. Ora erano tornati ad essere Mattia, Gianmaria e Denis. Il Giamma allungò a Mattia lo stivale ancora fumante, con dentro l'uomo del sottoscala:
– Tocca a te! – gli disse.
Mattia prese lo stivale e lo scagliò nel torrente senza pensarci due volte. Lo stivale cadde in acqua con uno splash, ma non affondò, tornò a galla quasi subito. Il fiume se lo portò via con calma, con molta calma. I tre amici lo osservavano mentre spariva dalle loro viste.
– Ottimo lavoro ragazzi! – si congratulò Mattia.
– Beh… – balbettò il Denis.
– Che c’è? – domandò il Giamma.
– Domani scacciamo anche il mio?
– Il tuo cosa?
– Il mio uomo del sottoscala.
– Ma te neanche ce l’hai un sottoscala a casa tua!
– Lo so! Infatti si nasconde in cantina.
FINE